BHAKTIPEDIA
IL RISVEGLIO DELL’ANIMA
insegnamenti di
Srimad Bhakti Vichar Bishnu Maharaj
Capitolo 1 – Tutto ciò di cui necessitiamo è dentro di noi –
La sofferenza qui, in questa vita, è talmente illimitata che nessuno può darne spiegazione. Per
questo non desideriamo restare ma desideriamo liberarcene. La gente cerca di nascondere il proprio
patimento mentale o fisico, fa come se stesse bene, come se si trovasse a proprio agio, in salute,
interiormente però vi è una sofferenza senza limiti, che sia mentale o fisica.
In differenti modalità tutti noi siamo intrappolati da questa mente, dai sensi. Ci sentiamo
attratti in diverse direzioni e cerchiamo sempre di soddisfarli entrambi (mente e sensi), ma non ci
riusciamo mai.
E’ simile a ciò che succede ai bambini, chiedono questo, quell’altro; così la loro mente è
sempre a desiderare qualcosa. Talvolta perdiamo chi amiamo sebbene proviamo amore, a causa del
trascorrere del tempo ci sentiamo lontani, restiamo separati dai nostri amici, familiari e per questo ci
disperiamo.
Con questo corpo materiale ci sentiamo orgogliosi, arroganti; ma in realtà questo corpo ci
procura molte sofferenze. In quale momento o circostanza? Non sappiamo quando avverrà.
Non pensiamo mai alla nostra anima. Noi siamo un’anima che è immortale, non siamo questi
elementi materiali, possediamo una natura differente da loro. Noi non moriamo mai, non dovremmo
soffrire, ma essere sempre felici, senza paure, senza timori, perché niente può uccidere la nostra
anima.
Un’anima non può essere uccisa da nessun’arma, né essere distrutta dal fuoco, dall’acqua, da
niente. Ma nonostante ciò siamo spaventati, rimaniamo intrappolati in questa condizione materiale,
non da ora, ma sin dalla nascita ci disperiamo.
Ed allora, come facciamo a liberare l’anima da questa condizione materiale? Il Dio Supremo
ci ha dato questo corpo, tutti sanno di avere un’anima, anche i bambini sentono di possederne una,
però non ce ne occupiamo perché siamo preoccupati dell’esteriorità, per le cose materiali, per tutto
quanto è in relazione al corpo ed alla mente.
Quando manteniamo delle relazioni con altri devoti acharya (persone avanzate nel sentiero
spirituale) e sentiamo parlare della nostra anima, circa la nostra autentica e reale identità, su chi
siamo veramente, chiediamo “dove si trova la nostra vera casa e famiglia? Dove possiamo stabilirci
con tranquillità?” Se cerco, allora potrò comprendere tutto ciò; Dio, Krishna, ci ha fornito
l’informazione che è tramite persone avanzate nel cammino spirituale che potremo comprendere che
questo non è un luogo dove stabilirsi, il mondo materiale non è la nostra casa, questo pianeta
materiale non è una residenza per noi, qui è nulla è permanente, tutta la situazione è transitoria. La
nostra casa, residenza, si trova nel mondo spirituale, lì potremo rimanere tranquilli, nella calma, in
pace, senza alcun timore, senza preoccupazioni per la morte, perché non c’è, né malattie, non si ha
un corpo materiale, solo la nostra anima che è il nostro corpo spirituale. Qui niente è permanente,
questo luogo non è fatto per rimanerci. Noi possiamo constatare che la gente muore, ma allo stesso
tempo cerchiamo di rimanere qui, ci sforziamo a lavorare assiduamente perché in questo mondo
tutto sia tutto piacevole.
Il corpo va deteriorandosi, i nostri desideri vanno ad aumentare, desideriamo ottenere più
affari, più denaro, case più grandi; Ma, mentre lo chiediamo, lo stato del nostro corpo va
peggiorando e tutto ciò dipende dalla nostra ignoranza, non comprendiamo l’autentica verità.
Questo è il miracolo della rete di Maya, a volte vediamo, altre volte no.
Se leggiamo i quotidiani vediamo ogni giorno le stesse notizie, dove e in quali posti si muore,
quanto si sta soffrendo, però non prendiamo coscienza di come liberarci di questi accadimenti,
continua la sofferenza che vediamo intorno a noi.
Da questo mondo materiale mortale, da questo pianeta dobbiamo trasferirci in un luogo
immortale, qui non c’è nulla di permanente, non c’è pace, non c’è felicità, dobbiamo pensare
solamente a come liberarci dalla sofferenza. Pensiamo di essere veramente felici, ciò è l’unica cosa
che pensiamo qui, per esempio abbiamo fame e stiamo soffrendo per questo, proviamo dolore, ci
possiamo sentire male e quando mangiamo pensiamo subito che siamo felici, ma questa non è la
vera felicità, la vera felicità si trova nel mondo spirituale.
Nella Bhagavad Gita è spiegato come mantenerci qui, come se questo fosse un teatro, un
passatempo, un lila, eseguite le vostre attività ma non sentitevi legati ad esse, non identificatevi con
questa natura materiale, la terra, le proprietà, le cose che possedete. Se proviamo avidità ne saremo
attratti e quindi soffriremo, eseguite tutte le vostre attività, però con la coscienza libera, poterte così
provare una felicità illimitata.
In genere però la gente non conosce l’arte di vivere questa vita, come lavorare in questo
mondo; prima di realizzare qualsiasi tipo di attività noi ci sentiamo già legati al risultato: “quanto
beneficio posso ottenere da questa attività”? Si è appena iniziata un’attività che già si sta pensando
al risultato. I tal modo non è possibile ottenere felicità col lavoro che si è realizzato. Se viene
conseguito il risultato desiderato ci sentiamo orgogliosi, però se non lo conseguiamo arriva la
delusione, e così la vita perfetta non funzione così. Tutto questo ce lo spiega Krishna nella
Bhagavad Gita.
Dobbiamo godere della la vita con la nostra anima, la pace, la felicità, la soddisfazione, tutto
ciò che desideriamo si trova dentro noi stessi, non si trova al mercato. Come si può raggiungere la
pace? Chi ci darà la pace, la felicità? A causa di Maya, l’energia illusoria, nessuno capisce tutto ciò,
non comprendendolo la gente si procura sempre più sofferenza.
E’ come un sogno e dopo questa sofferenza otterremo questo potere divino per comprendere
l’energia sottile, come operare con essa e come godere della nostra vita felice.
Krishna ci ha parlato del Karma. Il Karma crea sempre più desideri e così si va ad
attorcigliare come una catena e noi ci vediamo legati con tutto questo come se fosse una rete. Io
desidero realizzare un desiderio e quando lo ottengo ne desidero un altro e così via. E difficile
liberarsi da questo, comprenderlo e uscirne. Però possiamo comprenderlo quando prendiamo
contato con altri devoti.
Chi sono io realmente? Quale è veramente il mio dovere? Dove debbo andare?
Quando ascoltiamo la Bhagavad Gita, il Bhagavatam, allora perdiamo questo vincolo con
l’energia materiale e la sua attrazione verso di lei, perché ci rendiamo conto che tutto è temporaneo,
non ci sentiamo tanto attratti e quindi ci arrendiamo a Dio, Krishna. Imploriamo per liberarci da
questa trappola materiale. Per pregare abbiamo il Snkintan, canto collettivo. Per coloro che
vogliono amarlo,il punto di partenza è il pianto, occorre smettere di piangere per il mondo materiale
e piangere per l’amore di Dio, questo è il processo del Santo nome di Krishna.
Ci dimentichiamo delle nostre vite passate, per questo motivo non comprendiamo ciò che
realmente dobbiamo fare; questo è lo stato della nostra condizione materiale, necessitiamo di
supplicare, recitare il sato Nome, pregare “Oh mio Signore io sono il tuo setervitore eterno, mi sono
dimenticato di te, sto soffrendo, per favore Signore accettami, concedimi la tua misericordia che ti
sto implorando col cuore sincero e puro, con la mia resa a te, con umiltà, ti supplico, questo è il mio
amore per te”. Allora questo comporterà che il nostro karma, i nostri desideri andranno sparendo, da
Krishna ci verrà la luce e vedremo l’obiettivo della nostra vita per questa anima, permettendole di
arrivare fino a lì, liberandoci da tutta questa oscurità ed ignoranza. Questo è il processo del Bhakti
Yoga.
In questo modo diventeremo umili e ci libereremo dal falso prestigio, da ogni tipo di
attrazioni materiali ed entreremo così nella nostra interiorità, apparirà la nostra fonte eterna tramite
la quale entrare in contatto con la Superanima e il cammino verso la nostra vera dimora.
Allo stesso modo dobbiamo mantenere il nostro lavoro, la famiglia, la società, parlare
dolcemente, aiutare le persone che ci circondano. Dobbiamo adempiere ai nostri doveri, amare tutto
il mondo senza creare problemi, però interiormente mantenere la nostra connessione con Dio, non
attaccarci a nulla di quanto è qui. E’ questa l’arte di tutto questo.