BHAKTIPEDIA
Il Suono Vedico e il Maha-mantra
Nella letteratura dei Veda viene descritto il significato del suono e la sua manifestazione.
Il suono come energia ha il potere di muovere la materia inerte e trasformare la coscienza dell’essere. Nella nostra esperienza percepiamo suoni che modificano il nostro stato mentale, portandoci a sperimentare così emozioni di natura differente.
Il suono quindi ha il potere di trasformare, a differenza di altri elementi, la parte più sottile e profonda della nostra personalità.
I Veda parlano del suono spirituale, lo Sabda-Brahman, che non è differente dai Veda stessi.
Questo suono si riferisce alla conoscenza trascendentale ed è considerato attendibile e libero da difetti, testimoniando la presenza di una intelligenza superiore, la Coscienza Universale.
Questo tipo di suono differisce da quello manifestato nel linguaggio usato nella realtà materiale, chiamato Pauruseya-sabda, che proviene da una fonte umana e non sempre è attendibile.
Viene chiamato invece Apauruseya-sabda, una conoscenza data da una sorgente non umana, trascendentale. Questo suono è emanato dall’Anima Suprema, il Sé universale ed è ricevuto nella successione autentica di maestri (Guru-parampara) che ha origine al momento della creazione dell’universo.
Solo i Veda, o Sabda-brahman, possono trasmettere la conoscenza della realtà spirituale che risiede al di là della percezione sensoriale.
Queste opere c’informano riguardo l’esistenza del sé spirituale al di là del corpo, di una realtà superiore variegata e della presenza dell’Anima Suprema con le sue caratteristiche inconcepibili.
Nella letteratura vedica è descritta la genesi del suono trascendentale fino alla sua formazione come insieme di mantra vedici. Si fa riferimento ai suoni che caratterizzano la lingua sanscrita, le cui lettere dell’alfabeto corrispondono a un principio trascendentale.
Come un ragno emana la ragnatela dall’interno di sé stesso, così la Coscienza Suprema manifesta dal Suo cuore infinito il suono primordiale che include tutti i divini mantra vedici.
All’inizio l’Assoluto produce il modello creativo che si esprimerà nel tempo e nei quattro livelli del suono vedico, cioè para, pasyanti, madhiyama, vaikhari, dalla fase più sottile a quella più grossolana.
La fase in cui il principio creativo si determina dotandosi di volontà creativa è conosciuta come para.
In seguito si manifesta nada-pranava, la sottile vibrazione trascendentale, dalla quale si genera l’omkara, la prima espressione del suono vedico in potenza. Questa fase viene definita pasyanti.
Successivamente l’omkara nel suo sviluppo si trasforma in molteplici suoni differenti, e questa fase viene chiamata madhyama. Questa è la fase della diversificazione del suono che non è ancora udibile.
Quando questi suoni si esprimono in maniera più definita e percepibile, come vibrazioni di lettere dell’alfabeto sanscrito udibili, suoni musicali e così via, si entra nella fase vaikhari, suoni che indicano nomi e forme.
Le prime tre fasi di sabda sono descritte nel Rig-Veda come nascoste in “guha”, o all’interno, mentre la quarta è la parola manifestata, conosciuta come laukika bhasha.
Il pranava, o la sillaba “om”, è la completa rappresentazione dei quattro stadi del suono ed è considerato il seme dei Veda, il maha-vakya o il suono principale.
Quindi il suono vedico si manifesta in innumerevoli direzioni, con le differenti lettere che si espandono dalla sillaba om: le svara, vocali, le usma, sibilanti, le anta-stha, le semivocali, le sparsa, le consonanti.
Successivamente i Veda sono elaborati da molte costruzioni verbali, manifestate in differenti mantra che descrivono l’Assoluto come Bhagavan, Paramatma e Brahman.
Pranava è formato dal verbo pranu, che significa “suonare”, creato dal prefisso pra, “moltissimo”, e dal verbo nu, “lodare”.
Perciò l’omkara è l’incarnazione sonora del Supremo Brahman, l’Anima Suprema, Dio, la Persona particolarmente degna delle nostre lodi e della nostra adorazione.
L’omkara è definito tara, il liberatore.
I grandi saggi hanno affermato che l’omkara è Tarankura, la causa della liberazione dal condizionamento materiale.
In realtà, il suono omkara, benchè sia l’unione delle tre lettere a, u, m, possiede una potenza trascendentale, e chi lo pronuncia realizza ben presto che l’omkara non è differente da Krishna.
Nella Bhagavad-gita Krishna dichiara aham pranavah sarva vedesu: “Io sono la sillaba om nei mantra vedici” (B.G.7.8).
Nella Prasna Upanisad (5.7) viene detto: “Il saggio conosce Dio attraverso lo studio dei Veda. L’erudito raggiunge la Persona Suprema, la dimora della pace, dove non esiste vecchiaia, morte o paura, recitando l’omkara che è il Suo fondamento.
La Verità Assoluta è situata su tutto ciò.
Il nome del Brahman è identico al Brahman.”
Da queste affermazioni possiamo comprendere che l’omkara è il nome dell’Assoluto.
Poiché Krishna non è diverso dall’omkara, il nome Krishna designa la Verità Suprema Assoluta ed è la Sua manifestazione nella forma del suono.
Il nome e la persona designata dal nome non sono differenti.
Krishna discende da Goloka Vrindavana, la Sua dimora trascendentale, nella forma del Suo nome, quindi il nome “Krishna” è la prima comprensione che un essere può avere riguardo alla Verità Assoluta.
Se una persona è determinata a raggiungere Krishna dovrebbe prendere pieno rifugio nel Suo nome attraverso la meditazione sulla vibrazione sonora.
Il nome divino è un mantra e in questa era in cui viviamo, il Kali yuga, il mantra prescritto per la liberazione dai legami materiali è il Maha-mantra (maha significa “grande”, mantra significa “suono che libera dall’ignoranza”):
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare,
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.
La pratica del canto avviene in due modi: il canto del mantra chiamato kirtana, praticato a voce alta, e il canto recitato sottovoce per sé stessi definito japa, che letteralmente significa “ripetere sottovoce”.
Ci sono tre differenti stadi nella pratica del Maha-mantra:
- la semplice pronuncia del Nome;
- l’accettazione del Nome da un maestro;
- la completa concentrazione e l’attaccamento per il Nome.
Al primo stadio non vi è l’accettazione del Nome da un maestro spirituale autentico; si può essere ispirati alla recitazione attraverso la lettura di libri o per averlo ascoltato da qualcuno.
La meditazione sul Nome non avviene in modo scientifico e non è approvata da autorità spirituali. Questa pratica incompleta non darà l’ultimo risultato, l’Amore Divino.
A questo stadio il Nome è solo un insieme di lettere, privo di contenuto trascendentale, e perciò differente dal vero Nome.
Al secondo stadio la pratica del Nome si affronta in termini scientifici e con metodo sulla base degli insegnamenti delle opere vediche.
Questa fase implica l’iniziazione al Maha-mantra da parte di un maestro spirituale che manifesta un profondo e puro attaccamento al Nome Divino. Questo maestro recita il Nome, ama il Nome, serve il Nome e onora il Nome con tutto il suo cuore e la sua anima.
Se si accetta la guida da tale maestro il Nome si rivela. Per la sua grazia le illuminazioni trascendentali iniziano ad apparire nel cuore di colui che medita e gradualmente egli s’avvicina alla meta.
Il terzo stadio si caratterizza da un forte amore per il Nome.
Colui che è giunto a questo livello è completamente assorto nel Nome. Egli non coltiva nessun altro processo spirituale ma è completamente impegnato a celebrare il Nome, sperimentando una felicità profonda.
Il centro della sua vita è soddisfare e amare il Nome; amare il Nome di Dio equivale ad amare Dio.
Dovremmo essere sempre coscienti che è impossibile afferrare l’illimitata vastità del suono Vedico. Quando ci inoltreremo in profondità nella comprensione di questo oceano del suono trascendentale, i suoi segreti nascosti si manifesteranno.
Tutto ciò può accadere se ascolteremo con l’appropriata attitudine il suono Vedico dal maestro spirituale.
Il guru ci aiuterà a percepire così un livello di esistenza in cui i limiti della realtà materiale scompaiono lasciando spazio alla comprensione dell’universo e di noi stessi come entità spirituali dotati di felicità, conoscenza ed eternità, in unione d’amore con l’Assoluto.